Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 ARTASERSE
 
    Drama per musica da rappresentarsi nel teatro di Sant’Angelo l’anno MDCCV, consacrato alla serenissima altezza elettorale di Giorgio Lodovico, duca d’Hannover, Brunsuic, Lüneburg, eccetera.
    In Venezia, MDCCV, appresso Marino Rossetti, in Merceria all’insegna della Pace, con licenza de’ superiori e privilegio.
 
 Serenissima altezza elettorale,
    si ascolta con tanta stima, in questa Serenissima Dominante come in tutta l’Europa, il nome riverito di vostra altezza elettorale che il portarne in fronte l’onor della protezione diventa un certissimo pegno di fortuna e di felicità. Su tal fondamento si è appoggiata l’industria mia di assicurare al presente drama, con la gloria d’un ornamento sì grande, quell’applauso che non averia potuto sperare da sé medesimo. Consagrandolo alla sovrana benignità di vostra altezza elettorale, ho sospirato il modo come far conoscere al mondo che, se non ho avuto assai di talento per ben comporlo, ho certamente avuto anche troppo di prudenza per ben dedicarlo, impegnando chiunque lo troverà così vantaggiosamente qualificato a passar senza censura sopra tutti quegli errori che possono ascondersi sotto l’ombra favorevole di un tanto padrocinio. Del maggiore di essi, che si è l’ardimento di avermi usurpata una così riguardevole ventura, io me ne imploro con sommessa venerazione da vostra altezza elettorale il perdono, umiliandole in ossequiosa discolpa la passione che ho sempre avuta di pubblicare con qualche occasione il zelo della mia profonda riverenza. A grazia cotanto generosa, degnisi il magnanimo cuore dell’altezza vostra elettorale di aggiungere quella di un clementissimo aggradimento e permettermi che io mi prostri con lo spirito alle serenissime di lei piante, come con la penna al fondo di questo foglio m’inchino, di vostra altezza elettorale umilissimo, riverentissimo ed ossequiosissimo servitore.
 
    N.N.
    Venezia, li 8 gennaio 1705
 
 ARGOMENTO
 
    Ebbe Artaserse, re di Persia, diversi figli, altri legittimi da Statira sua moglie, altri naturali da diverse sue favorite. Era legge nella famiglia reale che i naturali maschi si facessero morire, affinché questi non contendessero, cresciuti, la corona ai legittimi o nascesse occasione di smembrarsi la monarchia. Agamira pertanto, una delle favorite d’Artaserse ed alla qual egli aveva promesso il trono in caso che morisse Statira, segretamente col mezzo di Arsace, suo confidente, fece allevare in Atene, col nome di Cleomene, il figlio Dario il quale, divenuto poi famoso nell’armi, arrivò ad esser generale de’ Greci, senza che nulla sapesse egli stesso di sua condizione; e dal Senato d’Atene fu spedito in aiuto di Ciro, re de’ Medi vassallo di Artaserse, che se gli era ribellato e collegatosi alla Grecia. Morì esso Ciro per man d’Artaserse in una battaglia; ed Aspasia, sua moglie e principessa greca che fortemente era stata amata da esso Dario, restò preda del vincitore e fu amata da Idaspe e Spiridate, figliuoli del re, siccome poco dopo fu fatta prigioniera di guerra Berenice, altra principessa greca, da Spiridate di cui s’invaghì. Venutosi a’ trattati di pace tra le due potenze, ne furono le condizioni che si sposassero le due principesse prigioniere co’ due principi reali; e Cleomene n’ebbe le commissioni di stabilirle. Conclusa la pace, Artaserse, di genio incostante, dopo d’esser restato vedovo di Statira, invece di mantener la fede ad Agamira col farla sua moglie, la esiliò dalla reggia; e per dar qualche pretesto alla propria infedeltà, simulò d’essersi ingelosito d’Arsace, al quale fece il comando di fermarsi bensì in Susa, residenza reale, ma di non dover comparirgli più innanzi. Su questi fondamenti, in gran parte istorici, s’intreccia il presente dramma, intitolato L’Artaserse, che si rappresenta in Susa e ne’ suoi contorni.
 
 A CHI LEGGE
 
    L’Artaserse di Giulio Agosti reggiano uscì dalle stampe di Reggio fino l’anno 1700, sotto i gloriosissimi auspici del serenissimo Rinaldo I, duca di Modana; e siccome fu lavorato e con giudizio e con forza, piacque a chi ha direzione del teatro, in cui ora si rappresenta, che con la minor diversità che fosse possibile venisse ridotto in un drama musicale proporzionato al luogo ed alle persone che debbono esserne gli attori. Questa necessità ci ha fatto aggiungere e levare molte cose, senza che però nulla si guastasse il viluppo e prendendosi solamente la libertà d’alterarlo in qualche parte per servire all’alterazione del fine, al quale s’è levato ogni tragico che amareggiasse il gusto degli uditori; in ciò non meno si è proccurato di piacere che di ubbidire. Se ad alcuno, che vorrà farne il riscontro, parerà che si sieno trascurati molti versi e molte frase delle migliori, non creda che in ciò non si abbia conosciuto il merito e dell’autore e del componimento; ma più tosto conchiuda che si è dovuto adattare alle convenienze del tempo, della musica e delle persone che rappresentano questo drama e che, tenendosi il bisognevole, si poteva e si doveva troncare il superfluo perché era appunto ornamento.
    Dovrei dir qualche cosa intorno all’esame de’ rei che dal re si fa nel tempio del Sole, suprema divinità de’ Persiani, adorato da loro col nome di Mitra, sopra di che veggasi il dottissimo Ezechiello Spanemio, in Notae gallicae ad caesarem Julianum, e l’eruditissimo Filippo Del Torre, vescovo d’Adria, in Dissertatio de Mithra.
    Dovrei dirne sopra il costume praticato da’ Persiani e da’ Greci nella solennità di giurar la pace, riferito dal santo cattedratico di Burgos e da molti altri. Dovrei non tacer dell’incostanza ne’ suoi amori del re Artaserse Longimano che non è altri che l’Assuero della Scrittura, eccetera; ma rappresentandosi il drama in una città tanto letterata e studiosa, stimerei di far torto alla sua cognizione, più diffusamente parlandone, o per sua intelligenza o per mia discolpa. Se ottengo il compatimento, ho detto a sufficienza; e se non l’ottengo, ho detto anche troppo.
 
 ATTORI
 
 ARTASERSE re di Persia
 (il signor Francesco Guicciardi modanese)
 AGAMIRA sua favorita
 (la signora Costanza Maccari romana)
 IDASPE figlio di Artaserse, amante di Aspasia
 (il signor Niccola Paris detto di Brunsuic, musico della maestà cattolica di Filippo V nella Real Cappella di Napoli)
 SPIRIDATE suo fratello, amante di Aspasia
 (il signor Giuliano Albertini fiorentino, musico di sua altezza reverendissima il signor cardinal di Toscana)
 ASPASIA principessa greca, vedova di Ciro, re di Media, amante d’Idaspe
 (la signora Anna Maria Marchesini bolognese, virtuosa di sua altezza reverendissima il signor cardinal di Toscana)
 BERENICE principessa greca, amante di Spiridate
 (la signora Caterina Valsecchi veneziana)
 DARIO col nome di CLEOMENE, general de’ Greci e figlio di Agamira, amante di Aspasia
 (il signor Geminiano Raimondini del Final di Modana)
 LIDO servo di corte
 (il signor Jacopo Troiani romano)
 
    La musica è del signor Antonio Giannettini, maestro di cappella di sua altezza serenissima di Modana.
 
 MUTAZIONI
 
    Atto primo: recinto d’alberi con padiglioni e tende in lontananza; antisala con trono; anfiteatro illuminato per gli spettacoli.
    Atto secondo: gabinetto reale con porta segreta; logge di verdura fiorita; tempio del Sole; grottesca deliziosa.
    Atto terzo: galleria d’armi; ritiro delizioso corrispondente agli appartamenti d’Artaserse; salone reale preparato per le nozze.